Il Teatro in lingua sarda, però!

Carissimi amici, oggi una bella sorpresa e una grande soddisfazione per me, come Sardo e come scrittore. La mia farsa in lingua sarda campidanese “Oy Puru” si trova al diciassettesimo posto dei libri di Regia Teatrale e al venticinquesimo posto dei libri di Drammaturgia della classifica dei bestseller Amazon. Un libro in lingua sarda tra Ibsen e G.B. Shaw è davvero una grade gioia per un piccolo scrivano sardo del Campidano! Fosse anche soltanto per un giorno!

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I Thirsenoisin

Intanto, in preda a queste riflessioni, era giunto in vista al recinto dove Rumisu si apprestava a liberare  le sue greggi per condurle al pascolo. Lo vide, prima anche che sentirlo, raggruppare gli animali, con quei movimenti e quei richiami che un pastore ripete con la solennità che gli proviene dall’innato costume a dominare le greggi, ma senza violenza o malanimo, quasi con amore, come se animali e uomini fossero una sola entità, sacra e da rispettare. Al contrario del fratello,  Rumisu si era da subito dedicato alla cura delle greggi, con tutta l’anima e con tutto se stesso. Avevano sposato due sorelle e sua moglie gli  aveva già dato due figli, un maschio e una femmina.

«Bentornato, padre!» esclamò quando fu a portata di voce.

No, Rumisu non c’entrava per niente in quella brutta storia. Era rimasto sorpreso anche lui per il gesto del fratello. Gli aveva letto ancora  l’incredulità e la sorpresa nel viso, quando Damasu era fuggito via, e lui finalmente, passato

quel drammatico istante, si era reso conto di tutto e si era guardato attorno, per vedere se il pericolo fosse cessato con la fuga del suo mancato assassino.

«Grazie figlio mio. Mi aiuti a scegliere due caprette da immolare agli dei delle acque per richiedere  la guarigione di Elki? Sceglile tra le mie, naturalmente.»

«Se permettete, padre, vorrei sceglierne due delle mie. Voglio offrirle io in sacrificio.»

«Sì, certo! Agli dei piaceranno doppiamente!» assentì con intimo giubilo Itzoccar. «Mandamele con uno dei servi alla residenza dei sacerdoti, giù al pozzo sacro! »

«Sarà fatto!»

«Vienimi a trovare coi tuoi figli quando sarai rientrato dai pascoli!»

«Va bene» rispose Rumisu salutando il padre, che subito si avviò in direzione del pozzo sacro.

Il popolo senza nome

people nameless

E’ con grande emozione che apprendo dell’esistenza di un popolo che vive nella foresta pluviale del Perù e che entra in contatto con il resto del mondo per la prima volta.

Una bella sorpresa  per gli antropologi, che avranno un grande e bel daffare nello studio di questa tribù. Io, da profano, mi chiedo:   su cosa si regge il loro mondo? In cosa credono, cosa pensano, cosa sognano?

Mentre noi scriviamo al computer e programmiamo di volare oltre il sistema solare, questo popolo vive ancora l’età di pietra: i loro usi e costumi sono immutati da millenni.

Si stima che in Perù siano almeno le tribù di origine asiatica (giunti nel continente 9000 anni prima di Cristo attraverso lo stretto di Bering) che vivono isolate dal resto del mondo, in uno stadio di civiltà arcaica.

Il popolo senza nome parla una lingua completamente sconosciuta che non prevede comunque una definizione di se stessi. Un popolo senza nome, per l’appunto.

Quando un popolo entra in contatto con noi, dopo millenni di isolamento, è a forte rischio di epidemia, in quanto i loro organismi non hanno gli anticorpi per respingere le malattie di cui noi soffriamo.

Inoltre il rischio della loro estinzione è incrementato da una politica irriguardosa condotta dal Governo nazionale peruviano nei loro confronti, che prevede la concessione delle terre da loro occupate per la ricerca e lo sfruttamento delle fonti energetiche (soprattutto petrolio).

Non voglio fare una impossibile graduatoria fra la nostra civiltà e la loro: probabilmente gli svantaggi ed i vantaggi si compenserebbero; anzi, per certi versi li invidio al punto che, se non fosse per quel Gesù, giunto 2000 fa sulla Terra per svelarci la verità del Dio Unico e Misericordioso, quasi, quasi, preferirei vivere nella innocente incoscienza.

Per saperne di più:

http://www.dailymail.co.uk/news/article-1332416/emailArticle.html

Io e la pagina bianca

La pagina bianca mantiene inalterato il suo fascino anche nell’epoca di Internet! Quando penso all’invenzione della scrittura non posso non provare un fremito di ammirazione per l’uomo che, con tutti i suoi difetti, le sue debolezze, i suoi torti, resta comunque un universo di ingegno, di arte e d’amore! E’ proprio indubitabile che nelle nostre vene scorra il sangue di una   sacra ascendenza!! Così, riempiendo questa pagina che prima era bianca, saluto tutti gli internauti che per avventura si imbatteranno in essa e ringrazio i nostri avi per questo grande dono che è  la scrittura!!!

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