I Thirsenoisin

Intanto, in preda a queste riflessioni, era giunto in vista al recinto dove Rumisu si apprestava a liberare  le sue greggi per condurle al pascolo. Lo vide, prima anche che sentirlo, raggruppare gli animali, con quei movimenti e quei richiami che un pastore ripete con la solennità che gli proviene dall’innato costume a dominare le greggi, ma senza violenza o malanimo, quasi con amore, come se animali e uomini fossero una sola entità, sacra e da rispettare. Al contrario del fratello,  Rumisu si era da subito dedicato alla cura delle greggi, con tutta l’anima e con tutto se stesso. Avevano sposato due sorelle e sua moglie gli  aveva già dato due figli, un maschio e una femmina.

«Bentornato, padre!» esclamò quando fu a portata di voce.

No, Rumisu non c’entrava per niente in quella brutta storia. Era rimasto sorpreso anche lui per il gesto del fratello. Gli aveva letto ancora  l’incredulità e la sorpresa nel viso, quando Damasu era fuggito via, e lui finalmente, passato

quel drammatico istante, si era reso conto di tutto e si era guardato attorno, per vedere se il pericolo fosse cessato con la fuga del suo mancato assassino.

«Grazie figlio mio. Mi aiuti a scegliere due caprette da immolare agli dei delle acque per richiedere  la guarigione di Elki? Sceglile tra le mie, naturalmente.»

«Se permettete, padre, vorrei sceglierne due delle mie. Voglio offrirle io in sacrificio.»

«Sì, certo! Agli dei piaceranno doppiamente!» assentì con intimo giubilo Itzoccar. «Mandamele con uno dei servi alla residenza dei sacerdoti, giù al pozzo sacro! »

«Sarà fatto!»

«Vienimi a trovare coi tuoi figli quando sarai rientrato dai pascoli!»

«Va bene» rispose Rumisu salutando il padre, che subito si avviò in direzione del pozzo sacro.

I Traguardi dei Thirsenoisin

Il primo traguardo, a una settimana dal lancio della campagna di crowdfunding, è stato raggiunto.

Siamo al 20% delle prenotazione richieste per la stampa e la distribuzione del volume (per la sola stampa ne bastano 60).

Le prenotazioni si fanno sempre al seguente link:https://bookabook.it/libri/i-thirsenoisin/

La strada da percorrere è ancora lunga, ma chi ben comincia, dice il proverbio, è a metà dell’opera.

Abbiamo ancora più di 90 giorni per centrare l’obiettivo.

Anche se ho studiato e letto molti testi prima di intraprendere la scrittura della mia storia, devo precisare che il mio romanzo è un frutto della mia immaginazione e della mia fantasia.

Ho sempre vagheggiato, sin da giovane, su come poteva svolgersi la vita dei nostri antenati dei Nuraghi e, più tardi, dei navigatori Shardana.

Anche senza la testimonianza di fonti scritte dirette, tuttavia, possiamo facilmente immaginare come dovesse essere la vita all’interno dei villaggi nuragici.

La presenza di oltre settemila nuraghi (ma dovevano essere sicuramente di più, all’apice della civiltà nuragica) ci aiuta, non di meno, a supporre che i Nuragici avessero una tempra forte e un attivismo fuori dal comune; e la loro sapienza costruttiva ci porta a pensare che fossero depositari di una tecnologia costruttiva che era giunta, con le stesse popolazioni nuragiche, da lontano, anche se nessuno sa esattamente da dove. Qualcuno attribuisce al grande architetto greco Dedalo la conoscenza dei segreti architettonici degli antichi padri. E’ certo però che non si può non restare ammirati dalle mirabili caratteristiche costruttive dei nuraghi e dei pozzi sacri.

Anche i bronzetti ci aiutano a capire come fosse organizzata la società nuragica. Appare sicuro che ci fosse un capo tribù a comandare il villaggio nuragico (nel libro mi è piaciuto definirlo un re-pastore); e accanto a lui vi erano sicuramente i rappresentanti della casta sacerdotale; e numerosi guerrieri, oltre al popolo minuto, composto da casalinghe, artigiani, manovali, contadini, servitori.

La vita nelle città costiere, invece, a parer mio, doveva essere diversa, soprattutto quando, l’età del ferro subentrò a quella del bronzo.

Le città erano proiettatte verso l’esterno, con la vocazione precipua di solcare i mari e di cercare nuovi mercati per i prodotti metallurgici, artigianali e alimentari.

…continua… Per prenotare la tua copia: https://bookabook.it/libri/i-thirsenoisin/

Il popolo dei Thirsenoisin

Chi sono I Thirsenoisin?

Senza scomodare i grandi autori del passato (Esiodo, Strabone, Erodoto e altri) diciamo che con il termine greco Tirsenoi (trascrizione dal termine greco Τυρσηνοί ) venivano indicati tutti i popoli che navigavano il Tirreno, diversi dai Greci. Quindi anche i Sardi, rappresentati nelle vesti dei grandi navigatori Shardana.

Nel mio romanzo sotto il nome di Thirsenoisin ricomprendo sia i Shardana, sia i Nuragici, costruttori di torri abili e infaticabili.

Insomma, i Thirsenoisin sono i Sardi. Oggi non ha più senso distinguere tra popoli del mare e popoli dei nuraghi. Ma un tempo queste distinzioni ci sono state. Un’ombra di queste distinzioni permane ancora in quella sorta di diffidenza esistente tra le popolazioni sarde delle coste e le popolazioni dell’interno.

Come ogni popolo, anche quello Sardo, risulta da una miscela fatta di contaminzioni, di incontri e di scontri, di amori e di guerre.

Il mio romanzo “I thirsenoisin” narra proprio di questo.