I Thirsenoisin

Intanto, in preda a queste riflessioni, era giunto in vista al recinto dove Rumisu si apprestava a liberare  le sue greggi per condurle al pascolo. Lo vide, prima anche che sentirlo, raggruppare gli animali, con quei movimenti e quei richiami che un pastore ripete con la solennità che gli proviene dall’innato costume a dominare le greggi, ma senza violenza o malanimo, quasi con amore, come se animali e uomini fossero una sola entità, sacra e da rispettare. Al contrario del fratello,  Rumisu si era da subito dedicato alla cura delle greggi, con tutta l’anima e con tutto se stesso. Avevano sposato due sorelle e sua moglie gli  aveva già dato due figli, un maschio e una femmina.

«Bentornato, padre!» esclamò quando fu a portata di voce.

No, Rumisu non c’entrava per niente in quella brutta storia. Era rimasto sorpreso anche lui per il gesto del fratello. Gli aveva letto ancora  l’incredulità e la sorpresa nel viso, quando Damasu era fuggito via, e lui finalmente, passato

quel drammatico istante, si era reso conto di tutto e si era guardato attorno, per vedere se il pericolo fosse cessato con la fuga del suo mancato assassino.

«Grazie figlio mio. Mi aiuti a scegliere due caprette da immolare agli dei delle acque per richiedere  la guarigione di Elki? Sceglile tra le mie, naturalmente.»

«Se permettete, padre, vorrei sceglierne due delle mie. Voglio offrirle io in sacrificio.»

«Sì, certo! Agli dei piaceranno doppiamente!» assentì con intimo giubilo Itzoccar. «Mandamele con uno dei servi alla residenza dei sacerdoti, giù al pozzo sacro! »

«Sarà fatto!»

«Vienimi a trovare coi tuoi figli quando sarai rientrato dai pascoli!»

«Va bene» rispose Rumisu salutando il padre, che subito si avviò in direzione del pozzo sacro.

I Thirsenoisin-4

Mandis era divenuto per Gairo un prezioso intermediario per penetrare nei mercati dei Nuragici. Gairo era pazzo per i bronzetti; li vendeva a buon prezzo in tutti i mercati dove si recavano le sue navi. Aveva realizzato parte della sua fortuna proprio grazie al commercio di quei prodotti artigianali, più unici che rari in tutto il bacino del Mediterraneo. Ma quello che faceva gola a Gairo era ben altro. Le sue mire erano le ricche miniere di rame, di ferro e perfino di argento e oro,  che giacevano nel territorio di Kolossoi e in tutto il territorio interno dell’isola di Sardegna. Purtroppo le coste, anche se tutte in mano ai Shardana, erano ricche soltanto di pietre e di  sale, che lui aveva saputo far fruttare alla grande con il suo commercio. Se fosse riuscito a mettere le mani su quei giacimenti sarebbe divenuto un uomo assai più potente e avrebbe potuto mirare a diventare il padrone assoluto della sua città e forse anche della vicina e rivale, la  ricca e vasta Karalis. Senza contare che la sua sovranità si sarebbe estesa anche sui territori nuragici.

La sua vita aveva ricevuto nuova linfa sedici anni prima quando, dopo sei femmine di fila, sua moglie aveva partorito un figlio maschio. Lo aveva chiamato Usala e per lui, quella nascita, aveva un significato particolare. Adesso aveva un erede maschio che avrebbe potuto ricoprire le sue cariche. Quella senatoriale, innanzitutto, che era ereditaria; poi quella di Arconte, nel governo della città; ma per quella avrebbe provveduto lui; in attesa di soppiantare tutte le istituzioni, grazie alle sue ricchezze,  se gli fosse riuscito.

Il suo ultimo e immediato pallino era diventato quello  di far sposare suo figlio Usala con la figlia di Itzoccar. E l’idea gliela aveva data proprio Mandis. Poi ci avrebbe pensato suo figlio, dall’interno del villaggio, a programmare lo sfruttamento delle miniere. Quei sempliciotti dei Nuragici si limitavano a sfruttare parzialmente le miniere di rame, quasi esclusivamente per la manifattura dei bronzetti. Ma erano gli altri minerali che lui avrebbe saputo far fruttare; e soprattutto quelli ferrosi. Quegli uomini primitivi erano fermi ancora all’idea che il bronzo fosse l’unico metallo esistente; il migliore. Ma lui sapeva che era il ferro la nuova frontiera della civiltà. Lo aveva capito da come la domanda di quel metallo era aumentata con il passare degli anni. Dai  mercati d’oltremare, da quelli  africani e orientali, vicini e remoti, le sue navi rientravano con una sempre maggiore richiesta di metalli ferrosi. Senza contare le miniere d’argento e di oro che giacevano sconosciute per quegli uomini ancora legati alle arcaiche tradizioni agropastorali, che imponevano l’uso delle risorse, legandolo ai bisogni immediati e contingenti, senza l’accumulo di ricchezza che era invece il motore e la filosofia del suo modo di vivere e del suo mondo.

I Thirsenoisin – 2

Mandis credette di cogliere il senso corretto di quella  domanda.

«Se non vuoi ereditare un cumulo di pietre senza futuro devi fare in modo che il tuo villaggio stringa un’alleanza seria con le città stato Shardana. Tutte le altre tribù ti seguirebbero e saresti un grande re; di quelli che si ricordano nei racconti dei vecchi attorno al fuoco, nelle quattro feste del sole e nelle cerimonie dei lunistizi.»

«Mio padre non accetterà mai una simile alleanza. Anzi, son sicuro che ne farà una esattamente contraria!» disse Damasu sempre più oscuro in viso.

«Sentimi bene, o principe Damasu!» – disse Mandis accostandosi al suo giovane amico e riempiendogli il calice di un vino bianco e dolce che si beveva di solito a fine pasto nella città di Karalis. «Io e tuo padre avevamo un vecchio precettore, Sandano, che insegnava a noi giovani, principi e futuri governanti di Kolossoi,  le antiche tradizioni della nostra gente. Ci narrava spesso di un grande re del passato, dell’epoca dei giganti, che aveva preferito morire per la salvezza del popolo. Il senso del racconto, verità o leggenda che fosse, era questo: la morte di uno, è giustificata, se è necessaria per la salvezza dei più. Fosse anche egli un re!»

«Tu pensi quindi che io avrei il diritto di…?» – anche stavolta Damasu si interruppe, guardandosi in giro come smarrito, incapace di pronunciare quelle tremende parole che avrebbero dato corpo e sostanza ai suoi pensieri e a quelli di Mandis.

«Non il diritto, ma il dovere! Contravverresti ai tuoi doveri di principe se non facessi ciò che va fatto per la salvezza del tuo popolo! Gli dei del bronzo sono finiti, mio principe! Altri dei primeggiano ora nel mondo!»

Damasu restò assorto per un breve tempo; era atterrito e nel contempo affascinato , da quella prospettiva inattesa che sembrava dare una svolta decisiva ai suoi patemi e alla sua vita. Avrebbe salvato sua sorella, il suo popolo e se stesso con una sola azione di giustizia!

«Non devi darmi la risposta adesso. Se mi permetti, durante i cinque giorni del raduno, verrò a trovarti con alcuni amici Shardana. Magari ti faccio avvisare da uno dei miei servi e mi raggiungi al pozzo sacro di Turas, così non daremo nell’occhio. Lì mi dirai se ti serve veramente  il mio aiuto per risolvere tutti i problemi del tuo popolo, oltre a quelli tuoi e di tua sorella Aristea!»

Un abbraccio suggellò quell’accordo. E anche se Damasu gli disse di volerci pensare, sentiva dentro di sé di avere già preso la sua decisione. Doveva soltanto trovare il modo per realizzare l’azione collegata al pensiero che, da quel momento, non lo abbandonò mai più. Quell’azione costituiva per lui una nuova era, una nuova vita. Doveva farlo, per lui e per il suo popolo. E lo avrebbe fatto. Ad ogni costo.

continua…

I Thirsenoisin – 1

Mandis era divenuto per Gairo un prezioso intermediario per penetrare nei mercati dei Nuragici. Gairo era pazzo per i bronzetti; li vendeva a buon prezzo in tutti i mercati dove si recavano le sue navi. Aveva realizzato parte della sua fortuna proprio grazie al commercio di quei prodotti artigianali, più unici che rari in tutto il bacino del Mediterraneo. Ma quello che faceva gola a Gairo era ben altro. Le sue mire erano le ricche miniere di rame, di ferro e perfino di argento e oro,  che giacevano nel territorio di Kolossoi e in tutto il territorio interno dell’isola di Sardegna. Purtroppo le coste, anche se tutte in mano ai Shardana, erano ricche soltanto di pietre e di  sale, che lui aveva saputo far fruttare alla grande con il suo commercio. Se fosse riuscito a mettere le mani su quei giacimenti sarebbe divenuto un uomo assai più potente e avrebbe potuto mirare a diventare il padrone assoluto della sua città e forse anche della vicina e rivale, la  ricca e vasta Karalis. Senza contare che la sua sovranità si sarebbe estesa anche sui territori nuragici.

La sua vita aveva ricevuto nuova linfa sedici anni prima quando, dopo sei femmine di fila, sua moglie aveva partorito un figlio maschio. Lo aveva chiamato Usala e per lui, quella nascita, aveva un significato particolare. Adesso aveva un erede maschio che avrebbe potuto ricoprire le sue cariche. Quella senatoriale, innanzitutto, che era ereditaria; poi quella di Arconte, nel governo della città; ma per quella avrebbe provveduto lui; in attesa di soppiantare tutte le istituzioni, grazie alle sue ricchezze,  se gli fosse riuscito. Il suo ultimo e immediato pallino era diventato quello  di far sposare suo figlio Usala con la figlia di Itzoccar. E l’idea gliela aveva data proprio Mandis. Poi ci avrebbe pensato suo figlio, dall’interno del villaggio, a programmare lo sfruttamento delle miniere. Quei sempliciotti dei Nuragici si limitavano a sfruttare parzialmente le miniere di rame, quasi esclusivamente per la manifattura dei bronzetti. Ma erano gli altri minerali che lui avrebbe saputo far fruttare; e soprattutto quelli ferrosi. Quegli uomini primitivi erano fermi ancora all’idea che il bronzo fosse l’unico metallo esistente; il migliore. Ma lui sapeva che era il ferro la nuova frontiera della civiltà.

continua…

I Thirsenoisin

Volevo ringraziare e, nel contempo, tranquillizzare i sottoscrittori dell’iniziativa di crowdfunding promossa da BookaBook in favore del mio romanzo “I Thirsenoisin”.

Grazie ai tanti amici che mi hanno sostenuto abbiamo ottenuto il numero di sottoscrizioni necessarie per la pubblicazione del romanzo.

Il romanzo pertanto vedrà presto la luce e sarà inviato ai sottoscrittori nel formato prescelto (e-book o cartaceo).

Un abbraccio di cuore a tutti gli amici che mi hanno sostenuto.

Grazie anche alla casa editrice booaBook per il sostegno ricevuto.

Adesso è tempo di altre sfide da sostenere e da vincere.

Un abbraccio affettuoso ai miei sostenitori e grazie ancora.

Sardegna magica -4

Nell’animo dei Sardi, senza volerla girare in politica, c’è un sogno; lo dicono e lo cantano anche i poeti; è un sogno, e come tutti i sogni ha i contorni indefiniti e va e viene, lungo sentieri di misteriosi archetipi, di miti sopiti ma mai morti del tutto.

E’ un sogno di libertà, di indipendenza, forse legato a quelle maestose creazioni che resistono da millenni sullo sfondo di paesaggi selvaggi, unici e affascinanti; sicuramente legato al nostro passato che, a dispetto delle nostre insicurezze e delle nostrte paure, è un passato di grandezza e di gloria.

Oggi c’è rimasto solo l’orgoglio smisurato, la solitudine dell’animo e la diffidenza verso lo straniero, che si scioglie di fronte a un sorriso, a un po’ di considerazione e al rispetto che ci aspettiamo.

Ma molti Sardi sono ancora i peggiori nemici della sardità.

4. continua…

Sardegna Magica- 1

A volte mi chiedo chi siamo noi Sardi. Da giovane sognavo una Sardegna indipendente. Mi davano fastidio questi politici romani, spocchiosi e arroganti, che si permettevano di guardarci dall’alto verso l’alto. Sognavo che tutti i Sardi si sarebbero uniti, come una forza sola e avrebbero marciato contro la corruzione e il dominio dei colonizzatori. E mi arrabbiavo quando leggevo che la nostra isola è quasi un continente, con le diversità così evidenti, che a volte non ci si capisce da un paese all’altro, che magari distano appena qualche chilometro.

Poi andavo nelle case a portare la mia idea di libertà, i miei ideali di unità. I miei compaesani, belli come tutti i vecchi, tanto più se sono sardi (e nel mio caso anche siciliani, pugliesi e napoletani) mi dicevano: “Tenisi arrexoni, o Torixeddu! Ma chi diventausu indipendnentisi sa pensioni, a nosu, chini si da pàgada? Su dinai nostru esti in s’Impisi!”. Cari vecchi nonni , fratelli di una Sardegna antica che non c’è più! Fieri e orgogliosi Sardi, coraggiosi e valorosi soldati della Brigata Sassari! Ovunque voi siate io vi abbraccio. Vi amo ancora come vi amai quando eravate in vita!

Ancora mi chiedo chi siamo noi Sardi.

  1. continua

I Thirsenoisin

Ho trovato tante versioni in greco da cui ho preso spunto per intitolare il mio romanzo di ambientazione nuragica e Shardana.

La versione più assonante con il mio titolo è Τυρσηνοί in dialetto ionico (ma gli altri dialetti, dorico e attico variano di poco).

Ho chiamato il mio romanzo I Thirsenoisin perché, ragionando con il cuore (e non con il cervello) ho pensato che questo termine, come scrive Strabone nel libro V della sua opera “Geografia in 17 Volumi”, richiama visibilmente i costruttori di torri. E di torri in Sardegna ce ne sono a migliaia. Inoltre il termine Thirsenoi si presta a un’altra interpretazione: I Tirsenoi potrebbero i navigatori del Tirreno, i Tirreni.

Qualcosa mi fa pensare che i Shardana, arrivando in Sardegna, abbiano trovato una civiltà nuragica già evoluta e avanzata. I primi tempi non devono esssere stati facili, ma poi i due popoli hanno imparato a convivere. E oggi costituiscono le radici di noi Sardi.

Per il resto agli studiosi, quelli che ragionano con il cevello (e non il cuore), di studiare le stratificazioni degli insediamenti archeologici con i metodi tipicamente scientifici; anche se ritengo che questi studiosi debbano abbandonare le torri d’avorio e confrontarsi con tutti., senza pregiudizi.

Se Sergio Frau e Mario Tozzi trovano tanti sostenitori e tanto entusiasmo attorno alle loro idee, un motivo dev’esserci. Le loro supposizioni non sono da bocciare con l’astio e la supponenza con qui le hanno bocciate certi accademici spocchiosi e supponenti.

Trovo comunque il dibattito complessivamente molto affascinante e credo che ci sia posto per ogni contributo, pur nella convinzione che la verità sia difficile da asseverare con assoluta certezza; non è facile; più che al metodo grafocentrico, preferisco il criterio applicato da molti archeologi, che privilegiano i manufatti, gli tuensili e le costruzioni.

Prenota la tua copia del romanzo e scarica subito le bozze: https://bookabook.it/libri/i-thirsenoisin/